
AGEO INFORMA- Parkinson e differenze di genere : l’influenza del sesso sul manifestarsi della malattia.
11 aprile 2025L'11 aprile ricorre la Giornata Mondiale della Malattia di Parkinson, una data fondamentale per la sensibilizzazione su questa patologia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo.
La malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa cronica che colpisce il sistema nervoso centrale e provoca disturbi motori, come tremore, rigidità e difficoltà nel movimento. Secondo gli ultimi dati epidemiologici (1), in Italia sono circa 300.000 le persone affette dalla malattia, con una prevalenza maggiore tra gli uomini rispetto alle donne. Si stima, infatti, che circa il 65% dei pazienti siano uomini, mentre il 35% donne. Questa differenza del dato di prevalenza a seconda del genere è stata osservata anche in altre popolazioni, e suggerisce che la MP possa avere una manifestazione e un decorso diverso a seconda del sesso del paziente.
Di fatti, l'incidenza e l'evoluzione della malattia nei due sessi sono dissimili, come sottolineato da numerosi studi (2) . Le donne, pur meno numerose, tendono a sviluppare la malattia inizialmente in maniera più subdola rispetto agli uomini, a presentare una progressione meno marcata sul piano motorio ma a manifestare sintomi più difficili da trattare dal punto di vista cognitivo e psichico.
Come evidenziato da David L. Peltier, autore e ricercatore nel campo delle neuroscienze, "la malattia di Parkinson nelle donne non si limita alla dimensione motoria; presenta spesso sfide uniche, come il maggiore impatto sulla sfera cognitiva e psichica, che possono complicare ulteriormente il trattamento e la qualità della vita".
Le donne tendono a sviluppare i primi sintomi del Parkinson in età più avanzata quando la progressione della malattia può essere influenzata da fattori ormonali, in particolare dall’incorrere della menopausa. Questa spesso contribuisce ad una serie di "complicanze invisibili” che non solo minano la qualità della vita della paziente ma rendono anche più difficile la diagnosi e il trattamento.
Così, la fatica mentale e il sonno interrotto sono spesso ignorati, seppure parte integrante di un quadro che richiede un'attenzione speciale. Di fatti, le pazienti di sesso femminile, mostrano una maggiore predisposizione a sperimentare sintomi come la depressione, l'ansia e le difficoltà cognitive, la fatica e le alterazioni del sonno rispetto agli uomini; tali sintomi, tuttavia, spesso non sono prontamente identificati quali facenti parte del corteo sintomatologico della patologia di base ma vengono attribuiti al cambiamento dello stato ormonale della vita della donna.
Nel suo "Risvegli", Oliver Sacks ci racconta delle esperienze straordinarie dei suoi pazienti, tra cui quelli colpiti dalla malattia di Parkinson. Si legge tra le pagine del suo scritto: “Ogni mattina, quando mi svegliavo, avevo la sensazione di perdere me stessa, di non essere più una persona, di essere semplicemente un corpo che non rispondeva ai miei comandi” - (3) testimonianza di come la malattia non rappresenti solamente un calo delle proprie capacità fisiche ma anche una deprivazione dell’essere , una perdita del sé.
Questi fattori psicologici sono cruciali da considerare nel trattamento e nella cura, poiché le donne potrebbero necessitare di una gestione più mirata per affrontare anche gli aspetti emotivi e psicologici della malattia.
Per le pazienti, la gestione della terapia farmacologica, inoltre, potrebbe beneficiare di un adattamento alle fluttuazioni ormonali che influenzano esse stesse la risposta ai farmaci.
La terapia ormonale sostitutiva, ad esempio, è un tema in discussione in relazione al Parkinson, sebbene ancora oggetto di studi per comprenderne appieno l'efficacia e la sicurezza; vi sono interessanti lavori scientifici sul ruolo neuroprotettivo degli estrogeni che potrebbe contrastare la progressione della malattia (4). Studi preclinici hanno suggerito che gli estrogeni possiedono proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie, che potrebbero essere utili per proteggere i neuroni dopaminergici dalla degenerazione, processo centrale nella patogenesi della MP. Inoltre, gli estrogeni sembrano influenzare positivamente l'attività della dopamina, un neurotrasmettitore che viene significativamente ridotto nei pazienti con Parkinson (5).
Note bibliografiche :
1. Salaris A, Rocca WA et al., Epidemiology of Parkinson’s disease in Italy: A systematic review of the literature. Neurological Sciences, 2020, 41(10), 2773-2780.
2. Abraham DS, Gruber-Baldini AL et al. Sex differences in Parkinson’s disease presentation and progression. Parkinsonism and Related Disorders , 2019, 69, 48-54.
3. Oliver Sacks, “Risvegli” Adeplhi editore 1987, 7ª ediz., pp. 560, isbn: 9788845908026.
4. Morrison JH and Baxter MG. The agingbrain and neurodegenerative disease: the role of estrogen. Neurobiology of Aging 33(4), 721-723, 2012.
5. Siani F, Greco R et al, Influence of Estrogen Modulationn on Glia Activation in a murine model of Parkinson’s Disease; Frontiers in Neuroscience, 22, 306. 2017 .
Dott.ssa L. Merlino
MD PhD Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Centro Tutela Salute della Donna e del Bambino S. Anna - ASL RM 1 (Roma)
- Comitato AGEO giovani-
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